Le infezioni ospedaliere

Quando un paziente fa il proprio ingresso in una struttura ospedaliera o casa di cura anche privata (od anche in una RSA ovvero Residenza Sanitaria Assistenziale) per usufruire di prestazioni sanitarie, automaticamente, conclude con essa un contratto, detto “di spedalità”, che comporta, a carico della struttura, l’assunzione dell’obbligazione di svolgere le prestazioni sanitarie, ovvero l’attività diagnostica e la conseguente attività terapeutica in relazione alla situazione patologica del paziente preso in cura.

Il contratto di spedalità è un contratto atipico, a prestazioni corrispettive e con effetti protettivi nei confronti del terzo in cui, a fronte del pagamento del prezzo (che può anche essere adempiuto a mezzo del servizio sanitario nazionale) insorgono, a carico della struttura sanitaria, specifici obblighi tra cui, quelli di tipo, per così dire “alberghiero”, di messa a disposizione del personale (medico, paramedico ed ausiliario), nonché dell’apprestamento di tutte le attrezzature necessarie, anche in vista di eventuali complicazioni.

Si riconosce, dunque, in capo alla struttura, l’obbligazione più tipica del servizio medico assistenziale, dalla diagnosi alla cura (cfr. Cass. civ. 3 febbraio 2012 n. 1620).

L’obbligazione della struttura non si esaurisce, tuttavia, nelle cosiddette prestazioni prettamente mediche, comprendendo, infatti, un generale obbligo di tutelare il paziente con l’adozione di tutte quelle necessarie cautele volte ad evitare anche possibili processi infettivi.

Nel caso in cui un paziente contragga un’infezione nosocomiale (o infezione ospedaliera), ricade, in particolare, in capo alla struttura, il dovere di dimostrare l’esattezza dell’adempimento di tutti i propri obblighi, nonché di offrire prova di aver agito in modo prudente e perito, in tutte le fasi di conduzione del “contatto” con il paziente (cfr. Cass. n. 6850 del 2018).

Si definisce infezione nosocomiale, quell’infezione locale e/o sistemica che:

  1. a) determini reazioni patologiche al/i microrganismo/i e/o alle sue/loro tossine;
  2. b) insorga durante il ricovero in ospedale, dopo almeno 48 ore, riconducibile a momenti assistenziali, e che non era manifesta clinicamente, né era in incubazione al momento del ricovero o, in alcuni casi, dopo che il paziente sia stato dimesso fino a 10 giorni dopo tale data (Garner JS, et al. CDC definitions for nosocomial infections in Olmsted RN ed. St Louis: Mosby, 1996: A1- A20).

Tra le più frequenti infezioni nosocomiali – talvolta aventi esiti letali – incontriamo, ad esempio, quelle derivanti da Klebsiella; da Pseudomonas Aeruginosa; da Acinetobacter; da Clostridium Difficile; quella da Stafilococco Aureo e, negli ultimi mesi, quella derivante dal nuovo coronavirus SARS-CoV-2, che, purtroppo, ha fatto determinato il decesso di persone fragili, soprattutto negli ambienti nosocomiali e nelle RSA (rimandiamo qui anche ai nostri articoli sul punto).

Il contratto concluso tra paziente e struttura comporta, altresì, “l’assunzione di una prestazione strumentale e accessoria (rispetto a quella principale di somministrazione delle cure mediche, necessarie a fronteggiare la patologia del ricoverato), avente ad oggetto la salvaguardia della sua incolumità fisica e patrimoniale, quantomeno nelle forme più gravi di aggressione”.

Tali aggressioni includono, ovviamente, anche le infezioni, contro le quali la Struttura ospedaliera e le RSA debbono adottare tutte le misure ed i protocolli necessari alla relativa prevenzione e cura (Cass. civ. sez. III, 11 novembre 2019, n. 28989).

L’ambiente ospedaliero in cui staziona il paziente, ed i suoi oggetti inanimati e non in cui staziona, costituiscono importanti fattori determinanti nella genesi delle infezioni ospedaliere.

Si possono citare, tra le possibili fonti di contagio: le mani degli operatori, l’aria, la rete idrica, le pareti e i pavimenti, gli alimenti, i servizi igienici, gli effetti letterecci (lenzuola, federe, cuscini, coperte etc), oggetti portati dall’esterno (fiori, libri, indumenti ecc.), gli indumenti del personale, in particolare calzature e cravatte, etc.

Le strutture ospedaliere, pertanto, hanno l’obbligo di implementare la sorveglianza sulle infezioni nosocomiali anche tramite l’istituzione di appositi Comitati per le Infezioni Ospedaliere (C.I.O.) ed attraverso vari metodi (metodo standard, revisione prospettica e retrospettiva delle cartelle cliniche, consultazione degli esami di laboratorio, sorveglianza dei fattori di rischio, segnalazioni da parte dei reparti, disamina dei trattamenti antibiotici, consultazione delle cartelle infermieristiche, la sorveglianza post-dimissione etc).

A tali processi deve seguire un’adeguata sensibilizzazione del personale e l’elaborazione di protocolli di comportamento rivolti al personale medesimo. A tutto ciò dovrebbe, infine, seguire un adeguato monitoraggio continuo di tali comportamenti.

La frequenza delle infezioni ospedaliere varia a seconda del Paese, della struttura ospedaliera e del tipo di reparto. Viene studiata attraverso studi di incidenza (rappresentati dal rapporto fra il numero degli eventi e il numero della popolazione osservata) o attraverso studi di prevalenza (situazione puntuale in un determinato momento in una determinata comunità ospedaliera).

Rispetto alla localizzazione, la frequenza delle infezioni ospedaliere varia a seconda dei siti da cui si isola il microorganismo. È maggiore l’interessamento delle vie urinarie, della ferita chirurgica, delle basse vie respiratorie, minore nelle sepsi.

La tipologia dei reparti ospedalieri interessati è altresì rilevante, essendo colpite maggiormente le Terapie Intensive e le Chirurgie, compresa l’ortopedia, seguite dai reparti di Pediatria, otorinolaringoiatria, oculistica, Ostetricia, Geriatria.

In ambito di responsabilità sanitaria, la consapevolezza della prevedibilità di questa tipologia di eventi avversi e anche solo di una possibile prevenibilità selettiva, impone alle strutture sanitarie di mettere in atto tutti i comportamenti utili ai fini della protezione dei pazienti dal verificarsi dell’evento.

In particolare, incombe sulla struttura ospedaliera l’applicazione (e la dimostrazione in sede di contenzioso) di tutte le misure utili e necessarie per una corretta sanificazione ambientale, finalizzata ad evitare la contaminazione da parte di germi nosocomiali.

Ciò significa che se Voi o un Vostro caro siete stati contagiati nel corso di una degenza presso una struttura ospedaliera (od una RSA) ed abbiate riportato danni in seguito e per colpa di tale contagio o se avete perso un Vostro caro in conseguenza di ciò, potete fare, nostro tramite, richiesta risarcitoria alla struttura competente, per ottenere il giusto risarcimento dei danni da Voi subìti.

Invia il tuo caso, i nostri Avvocati ed i nostri Medici legali analizzeranno gratuitamente la tua situazione e valuteranno se esistono e condizioni per chiedere di diritto un Risarcimento.

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